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mercoledì 15 aprile 2009

POLITICA URBANISTICA

Sono passati ormai cinque anni dall’insediamento di questa amministrazione comunale. Ricordo come, nel giugno 2004, il compito che mi fu affidato dai colleghi consiglieri fosse quello di rivedere e correggere profondamente le impostazioni di politica urbanistica perseguite dalle precedenti amministrazioni. Questo era stato il principale impegno assunto in campagna elettorale, il problema più sentito dagli elettori, l’argomento fondamentale sul quale si era giocata – e vinta, con ampio margine - la scommessa di “Insieme per Casale”. A Casale si era costruito troppo e male: occorreva mettere un freno.
In quel momento era appena stata adottata una variante generale al piano regolatore vigente, variante che si trovava al vaglio dei competenti uffici regionali per le verifiche di rito. Il lavoro dell’assessorato all’Urbanistica fu, in quei mesi d’estate e inizio autunno, tutto concentrato sul come adempiere agli impegni presi senza strangolare l’attività edilizia e, soprattutto, senza deludere le aspettative di quei singoli cittadini che da tempo sognavano la casa per la propria famiglia. Innumerevoli furono i contatti con tecnici e organismi di controllo e gravoso il lavoro svolto. Due le alternative che si prospettavano: la revoca di tutta la procedura di variante, avviata ormai da più di tre anni, con l’immediata impostazione di un piano regolatore generale tutto nuovo o il tentativo di correggere la procedura in corso, apportandovi quelle modifiche che l’avrebbero resa idonea a soddisfare le aspettative. Fu scelta la seconda strada, nella convinzione che avrebbe portato ai risultati minimi indispensabili in tempi ragionevoli, certamente inferiori a quelli richiesti dalla seconda ipotesi.
La scelta fu quindi di mantenere, fondamentalmente, le ipotesi di nuove edificazioni per abitazioni unifamiliari o comunque di piccole dimensioni, andando invece a stralciare le previsioni di grossi interventi, tipici di società immobiliari che perseguono il tornaconto, spesso a scapito della qualità di quanto costruiscono. Anche qui, però, con il dovuto discernimento, perché interventi di grandi dimensioni - purché opportunamente localizzati, pilotati e controllati – possono portare a risultati di grande importanza per l’intera comunità. Nello stesso tempo si decise di inserire tra le previsioni alcune piccole opere infrastrutturali che migliorassero la vivibilità di alcune zone dell’abitato, in particolare alcuni collegamenti viari e pedonali interni al sistema delle frazioni.
Quanto sia poi successo, è sotto gli occhi di tutti. Il lavoro di progettazione, concluso comunque in meno di un anno, è finito tra le tenaglie di una burocrazia regionale che continua a passare le competenze da un ufficio all’altro, ad evitare di decidere, a rimpallare le responsabilità. E’ di questi ultimi giorni l’adozione in consiglio comunale dell’ennesima versione di alcune schede geologiche che, in fondo, dicono le stesse cose di quelle approntate quattro anni or sono, ma senza le quali la procedura approvativi rimane arenata da qualche parte.
Rimane la speranza, seppur sempre più flebile, di poter mettere la parola fine a questo tormento, ma quanto otterremo sarà ormai pressoché inutile. Quanto di edificabile era previsto dalla variante è di fatto stato edificato attraverso i meccanismi di deroga contenuti nelle leggi regionali, pochissimo è quanto rimane fattibile e quindi irrisori – a differenza di quanto qualcuno va proclamando - i profitti, anche economici, che il comune ne potrà ancora ricavare.
Da tutto ciò, quindi la considerazione inevitabile: Casale ha ormai bisogno di un piano regolatore generale nuovo, moderno, ispirato a scelte Urbanistiche (parola scritta, non a caso, con la U maiuscola) e slegato da basse logiche di bottega o, peggio, di convenienza elettorale. Sperando poi che gli infiniti laccioli burocratici non lo facciano nascere, ancora una volta, già vecchio.
Massimo M. Bonini - Assessore all'Urbanistica
pubblicato in Il Cittadino, aprile 2009

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