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sabato 8 ottobre 2011

QUANDO AL GABBIO C’ERANO I CAMPI DA TENNNIS

dal Bollettino Parrocchiale di Ramate n. 38, 02/10/2011

Erano due: li ricordo molto bene! Lo spunto per queste righe mi è venuto in seguito ad un fastidioso disturbo che in questi giorni mi provoca dolore al gomito destro e che avevo già avuto molti anni fa: il suo nome scientifico è epicondilite (infiammazione dell’epicondilo), chiamato anche male del tennista. Da quando non gioco a tennis saranno trascorsi almeno sessant’anni, ma tant’è, ogni tanto si fa sentire.
I campi da tennis erano di proprietà del Cotonificio Furter, poco discosti dall’opificio, in mezzo a tanto verde e circondati da ombrosi platani. Il manto non era in terra rossa o in tappeto sintetico ma coperto di asfalto, il comune catrame. Dagli spogliatoi una scalinata scendeva verso il canale ed una pompa a mano serviva a portare l’acqua ai lavelli. Di domenica funzionava anche un servizio bar.
Avevo allora sedici anni; ai dipendenti Furter ed ai loro parenti era permesso accedervi. La mia prima racchetta non era nuova e neppure in fibra di vetro, però bella e molto leggera. Un mio carissimo amico mi aveva regalato il telaio, lo feci raccordare (allora si usavano corde di budello) ed incominciai i primi passi in questo bellissimo sport. Durante la stagione estiva da quel manto nero saliva un caldo atroce ma niente ci fermava tanto era grande il divertimento.
Ad una delle paline che reggevano la rete divisoria era fissata una scatola in metallo contenente della usuale segatura, che serviva ad asciugare la mano sudata che impugnava la racchetta.
Ai campi accedevano anche bravi giocatori come il Dante Baggioli, il Nino Bismuti, il Dario Franchini, il Milietto Bello, il Carlo Molteni ed altri ancora. Noi ragazzi dovevamo aspettare il nostro turno dopo di loro. Qualche volta mi facevano giocare con loro nel “doppio” con mia straordinaria felicità e grande emozione! Però non diventai mai un campione!
Rammento ancora i severi custodi dei campi: il Gustin Valsesia e il Milio Jacaccia (il Cascin), che ci facevano la faccia scura se facevamo troppo schiamazzo.
Più tardi un campo fu adibito a sala da ballo che, durante l’estate, attirava ballerini da tutto il circondario, ma questa è tutt’altra storia…

eriano

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