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Dialetto/lingua regionale

NOTE PER LA LETTURA DEI TESTI DIALETTALI
grafia normalizzata per la lingua piemontese

grafo
suono
a
normale (fare)
e
normale chiusa (bene)
é
chiusa accentata
è
aperta (ferro)
ë, ä
come la e semimuta francese (fëgn)
i
come in italiano
ì
come in italiano, accentata
o
u aperta (scure)
ò
aperta
ó
molto chiusa (trón)
eu
come eu francese (feugh)
u
come in italiano (buco)
ü
molto chiusa (but)
c, g
dolci davanti a e, i
ch, gh
dure
sc
come in italiano (sciare, scopo)
sg
ha suono scivolato, simile a sc, davanti a e, i
s-c
staccate (s-ciäpàa, s-ciòpp)
s-g
staccate davanti a e, i (s-giaj)
s
dolce (bäsin)
ss
aspra
z
dolce
zz
aspra
j
i leggermente trascinata



Il dialetto parlato a Casale si deve considerare una variante locale del piemontese. Questo a sua volta è una lingua – non, si badi bene, un dialetto dell’italiano o, peggio ancora, una sua storpiatura maccheronica – appartenente al ceppo celto-romanzo, o gallo-romanzo, e sviluppatasi autonomamente a partire dall’alto medioevo, parallelamente al provenzale (langue d’oc), al francese (langue d’oeil), al lombardo occidentale, parlate che fanno capo al medesimo ceppo linguistico e quindi ‘si somigliano’.
Nella zona del Cusio passa l’ideale linea di confine tra i territori a parlata piemontese e quelli dove si utilizza il lombardo occidentale (milanese, in particolare). Naturalmente il passaggio non è netto, ma le due parlate si mischiano e si trasformano progressivamente andando da ovest verso est e viceversa. Da qui l’affinità, ma anche le precise differenze, tra i nostri dialetti e quelli milanese e varesino da un lato e torinese, vercellese, monferrino dall’altro.


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In collaborazione con il progetto Accendiamo la Memoria
di Ecomuseo Cusius del Lago d'Orta e del Mottarone








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